Il PROGETTO
1. Soggetti Promotori:
- ROMA BPA MAMMA ROMA E I SUOI FIGLI MIGLIORI (capofila)
- K_ALMA Falegnameria Sociale
- VE.SAN srl
- UNIVERSITA’ ROMA 3 – Dipartimento di Architettura
- RETE SCUOLE GREEN
- AISEC
2. Il progetto
Il progetto URBAN RE-TREE intende creare una filiera virtuosa di riutilizzo della legna proveniente dalla vegetazione urbana che, attualmente, viene considerata un prodotto di scarto e di derivati del legno come il cartone da imballaggio usato e più in generale dei derivati del legno. La successiva combustione non solo è inquinante, ma causa lo spreco di una materia prima unica e versatile.
URBAN RE-TREE ha l’obiettivo di mettere questi materiali a disposizione di associazioni focalizzate nel reinserimento nel mondo lavorativo di soggetti in condizioni di necessità, attraverso l’apprendimento di un mestiere e nello stesso tempo contribuire concretamente a diffondere nelle scuole una cultura della sostenibilità anche attraverso l’uso di nuove tecnologie. Gli studenti universitari saranno coinvolti in prima linea nella creazione di oggetti di design e nell’insegnamento peer to peer tramite l’attuazione di PCTO.
Da un albero abbattuto nasce quindi un lavoro per chi ne ha bisogno, un’opportunità d’integrazione, un modello educativo e un prodotto unico e pieno di storia.
2.1. Obiettivi
Ogni esemplare realizzato sarà messo in vendita con una cartolina di certificazione e di tracciabilità che, attraverso un QR Code, specifica la provenienza del legno o dei suoi derivati e la storia di chi lo ha lavorato per dargli una nuova forma. Inoltre i prodotti saranno marchiati con il logo di URBAN RE-TREE.
La linea di progettazione e produzione avrà, quindi, diversi scopi e obiettivi:
- Recuperare il legno urbano altrimenti destinato alla discarica e quindi evitarne la liberazione in forma di CO2 nell’ atmosfera e permettere che il ciclo vitale degli alberi prosegua senza aggravare il riscaldamento climatico;
- Promuovere la progettazione partecipata a sorgente aperta con studenti, architetti e designer di una linea di oggetti e complementi di arredo;
- Promuovere l’inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati, in particolare migranti e inoccupati, che grazie alla produzione e vendita dei manufatti potranno ottenere un sostegno al reddito legale e dignitoso;
- Promuovere la sensibilizzazione dei cittadini sui temi dell’ecosostenibilità ambientale, dei cambiamenti climatici, dell’economia circolare e civile e dell’inclusione sociale;
- Diffondere nelle scuole buone pratiche legate al recupero e al riuso di materiali destinati alla discarica;
- Promuovere anche in altre città progetti analoghi con la partecipazione degli enti pubblici, delle associazioni locali e della cittadinanza tutta.
3. Il contesto
3.1. L’impatto ambientale della vita di un albero nel tessuto urbano
Vedo ovunque nella natura, ad esempio negli alberi, capacità d’espressione e, per così dire, un’anima.
VINCENT VAN GOGH
Il legno è un materiale unico e insostituibile che da sempre fa parte della nostra vita e della storia degli esseri umani. E’ una materia prima spontanea e rinnovabile, globalmente diffusa e conosciuta. Il legno è ecologico: cresce in natura e ci garantisce una qualità di vita genuina non necessitando, per il mantenimento, di trattamenti chimici.
Anche nelle nostre città abbiamo centinaia, a volte migliaia, di alberi. Roma, in particolare, non ha eguali al mondo, non solo per bellezze storico-archeologiche, paesaggistiche ed architettoniche ma anche per l’estensione e la varietà del verde che rappresenta il 67% del territorio comunale. Il verde pubblico all’interno del tessuto urbano è composto dai parchi urbani, dalle ville storiche, dai giardini pubblici, dall’ aiuole e dalle zone verdi di arredo per un totale di 3.932 ettari, con una stima di circa 330.000 mila alberi.
È nella loro natura: gli alberi abbelliscono le città e i parchi sono polmoni verdi per i cittadini, per il tempo libero di bambini, degli anziani e di chi fa attività sportive all’aperto, o anche solo semplici passeggiate: rendono vivibile l’ambiente fornendo ossigeno. Gli alberi assorbono la CO2 che produciamo, combattono il calore grazie alle loro chiome dando refrigerio e ombra d’estate (ogni albero rinfresca quanto cinque climatizzatori). Gli alberi sono dei filtri naturali per l’aria, grazie al processo della fotosintesi clorofilliana che assorbe anidride carbonica e produce ossigeno. Essi inoltre trattengono, tramite le foglie e le superfici della pianta, una grande quantità di particolato. Il processo di neutralizzazione degli inquinanti avviene poi attraverso gli organismi che vivono nella terra, a contatto con le radici della pianta. Un albero ben gestito e curato, senza essere distrutto da cattive potature, è una grande centrale di assorbimento degli inquinanti. Un albero, oltre alla riduzione diretta dell’anidride carbonica, è in grado di migliorare il microclima e ridurre l’uso dei combustibili fossili di circa 18 chili all’anno.
Ogni albero, nel corso della sua vita, è in grado di assorbire tonnellate di CO2 immagazzinandole nel proprio legno. Capita, purtroppo, che un albero debba essere abbattuto e questo non può che rappresentare un costo sociale, ambientale ed economico.
Molti alberi crollano per instabilità, a causa del vento, per il cedimento delle radici, per malattia o per esigenze di pianificazione urbanistica-territoriale, per il rinnovo periodico delle alberature urbane. Devono comunque essere potati ogni anno. E’ uno spettacolo consueto quello di tronchi di pino, di eucalipto, di cedro, leccio, faggio, di cipresso ai bordi delle nostre strade e all’interno dei parchi e dei giardini pubblici.
3.2. L’altro lato della medaglia
I tronchi vengono considerati un rifiuto, quindi cippati e bruciati. Ma cosa succede nel momento in cui il legno viene bruciato? Tutta la Co2 viene rilasciata, azzerando l’effetto benefico svolto dagli alberi durante la loro lunga vita e contribuendo al cambiamento climatico. Nelle città vengono prodotte svariate tonnellate di legno proveniente da potature o abbattimenti di grosse alberature stradali, e questo prezioso materiale non viene valorizzato: e se invece fosse possibile dargli nuova vita?
3.3. Economia circolare
IL LEGNO URBANO E’ INNOVATIVO E SOSTENIBILE, E PUO’ DIVENTARE UN ELEMENTO CONCRETO DI ECONOMIA CIRCOLARE E SOCIALE.
L’economia circolare è un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. E’ un sistema in cui tutte le attività sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro, riutilizzando i materiali in successivi cicli produttivi e riducendo al massimo gli sprechi. L’economia circolare si fonda su principi interconnessi e ineludibili di giustizia sociale, ambientale e climatica, con un approccio intergenerazionale, che tiene conto contemporaneamente della dimensione locale e globale degli impatti dei modelli di produzione e consumo. E’ il nuovo paradigma che pone la questione dell’efficienza, non semplicemente energetica, ma nell’uso razionale e appropriato delle risorse. Il riuso di tutte le risorse è reso possibile grazie alla progettazione in chiave sostenibile e circolare del prodotto a monte e alla gestione corretta dei rifiuti a valle. Con economia solidale circolare si intende fare riferimento a tutte quelle attività riconducibili al paradigma dell’economia circolare e che impiega, tra le altre, persone in condizione di fragilità e vulnerabilità sociale e personale (ad es. persone con disabilità e problemi di salute mentale, persone con HIV, migranti, detenuti ed ex detenuti, persone con dipendenze, NEET e persone con occupazioni precarie in soglia di povertà relativa o assoluta, vittime di sfruttamento e tratta, ecc.), mediante percorsi di inserimento socio lavorativo.
3.4. Perché una filiera di legno urbano
Una vera e propria filiera di legno urbano, che si basa sul recupero del legno proveniente da piante cresciute in città, che hanno fatto parte della vita di noi cittadini e che, per svariate cause, sono state abbattute.
Un progetto che crea un’opportunità concreta di inclusione sociale e permette allo stesso tempo di superare il problema del trasporto in discarica e del conseguente alto costo di smaltimento. Gli alberi godranno di una seconda vita attraverso una procedura di trasformazione ed entrando in un processo virtuoso di economia circolare e sociale che implicherà non solo l’attenzione all’ambiente e alla qualità della vita dei cittadini, ma anche un’azione concreta di inclusione sociale di soggetti più vulnerabili, coloro che stanno seguendo un percorso di formazione nella Falegnameria ed Officina Sociale K_Alma.
3.5 Un cartone non solo da riciclo
Il legno è anche dietro alla carta e al cartone. Gli imballaggi in cartone, nelle grandi città, spesso sono smaltiti a margine dei cassonetti, appaiono come uno degli oggetti ingombranti ed evidenti, partecipando all’idea di degrado. Essi sono spesso, invece, in ottime condizioni e rappresentano una potenziale materia prima di grande qualità, disponibile immediatamente e in grandi quantità a una rilavorazione immediata.
Un esempio in questo senso è il progetto portato avanti dal Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre in cui, durante la pandemia da COVID-19, si è voluto sperimentare un modello di progettazione digitale applicata al riuso immediato di questi materiali, con cui produrre divisori e allestimenti temporanei per le aule e gli spazi soggetti alle strette regole del distanziamento. Per farlo un gruppo di ricerca composto di docenti e studenti, con il supporto di COMIECO, il Consorzio Nazionale per il recupero degli imballaggi su base cellulosica. La sperimentazione progettuale è stata rivolta alla realizzazione di oggetti composti di parti ottenute da cartoni “lavorabili” con macchina a taglio laser e tramite il riconoscimento all’ingresso in laboratorio di forma, dimensioni e spessori dei cartoni smaltiti, in un metodo sistematico atto a una futura automazione. Dal riconoscimento, infatti, si è passati alla digitalizzazione del pezzo e all’inserimento in esso delle parti del progetto da tagliare che sono state messe poi in macchina, estratte e assemblate a comporre oggetti di sorprendente qualità estetica.
4. Sinergia e unicità
Nel progetto di URBAN RE-TREE sono coinvolti anche studenti di Architettura di Roma Tre attraverso dei workshop specifici dedicati all’eco-design, che possano prevedere anche interscambi internazionali con realtà interessate al tema e con le quali sviluppare dei progetti partecipati.
Il lavoro porterà quindi diverse realtà a lavorare e sviluppare una filiera di progettazione e trasformazione del legno urbano e del cartone da riciclo in una linea di oggetti e mobilio di design etico.
Il legno urbano, spesso caratterizzato da forme irregolari e venature irripetibili, normalmente non presenti nel legno selezionato per usi produttivi, si presenta come particolarmente idoneo alla realizzazione di manufatti originali e inusuali, caratterizzati da un’alta componente di innovazione.
K_Alma ha già cominciato a produrre, ad esempio, dei taglieri che, grazie alla loro peculiarità, sono oggetti davvero unici e funzionali.
L’industria moderna produce infatti oggetti e manufatti di qualsiasi genere e tipo, tutti rigorosamente identici, pronti all’uso, impacchettati e senza “storia”, senza “anima”. E’ tipico del lavoro dell’artigiano aggiungere qualcosa al singolo “pezzo”, lavorarlo nella sua “unicità”.
Con il progetto URBAN RE-TREE si intende creare una filiera virtuosa che avrà come scopo anche quello di destinare parte dei ricavati ad associazioni e/o enti che si occupano di riforestazione urbana ed extraurbana.
Il progetto verrà illustrato e diffuso attraverso le scuole della Rete Scuole Green. Il coinvolgimento degli studenti permetterà di raggiungere le famiglie che insistono sul territorio e sensibilizzarle sulle opportunità offerte dall’economia circolare e il corretto recupero di materiali riciclabili.
- Da centro di raccolta a hub di fabbricazione sociale: la digitalizzazione per mettere il progetto al centro del riuso.
La filiera parte costruendo una “design community”, originata e coordinata da Stefano Converso nel corso di progettazione parametrica al Dipartimento di Architettura di Roma Tre. I progettisti hanno lavorato a progetti di componenti di arredo inclusivi di istruzioni digitali di produzione, che vengono lavorate in laboratori di piccola scala ma dotati di macchine a controllo numerico e poi usate nel contesto locale, secondo la logica, già sperimentata nel progetto “Parco Open Source”, presentato a diverse edizioni della Maker Faire e alla Biennale dello Spazio Pubblico; un lavoro ideato e condotto in collaborazione con i Fab Lab dell’allora rete “Roma Makers” e con realtà di gestione dal basso dei beni comuni del territorio come Casetta Rossa a Roma e il Comitato Villa Giaquinto a Caserta.
4.1 Cartone e legno oggi riciclati diventano materia prima per progetti “performativi” che si adattano ai materiali in ingresso.
Con Urban Retree la filiera si estende finalmente al tema del riuso di materiali oggi considerati rifiuto e che prendono seconda vita grazie alla digitalizzazione. E’ il caso del cartone, che contorna i nostri cassonetti, che ingombra ogni attività commerciale, e viene compattato nelle “torri di raccolta carta”. Il secondo è il legno della “filiera urbana”: alberi tagliati in tutti il territorio romano, che vengono raccolti e rilavorati. In entrambi i casi si tratta di ipotesi sperimentali (non c’è la istituzionalizzazione del passaggio da rifiuto a materia prima ancora, per il riuso).
I due canali cartone e legno producono progetti che usano queste materie grazie alla digitalizzazione: sono fatti di parti tutte producibili da macchine a controllo numerico a partire da lastre piane, in cartone e in legno, con un assemblaggio a secco in tecnica “press-fit”.
Il paradigma cambia: il progetto si adatta ai materiali a disposizione, si fa adattativo e performativo, sfruttando il digitale come flessibilità, e il centro di raccolta esce dalla percezione dello scarto e scatena la sua vitalità diventando centro di materia prima per i designer, sfruttando la digitalizzazione come “organizzatrice del caos”. E soprattutto si apre un ambito creativo in cui il progetto è centrale, incluse le sue variazioni, diffusioni, ibridazioni con il prodotto, i suoi utenti, il mondo esteso del “making”, che porta fuori tutto il suo potenziale di “thinkering”, incluse le variazioni, violazioni, licenze, che un laboratorio vivo, operante porta con sé. A partire da quelli dei due partner: Kalma, che nel Mattatoio include i migranti in falegnameria, e Roma Tre, che rende maker gli studenti di architettura e la rete allargata dei suoi laureati e ricercatori. In entrambi i casi producendo oggetti per il luogo, misurati per estendere sedie, panchine, contenitori, tavoli, estesi, modificati, riusati fino a rottura, ma sempre e comunque legati a un pensiero progettante, sia pure aperto e “ready to make”.
Materiali oggi di scarto e destinati al riciclo o al macero, grazie alla digitalizzazione delle loro forme diventano soggetti lavorabili da progetti parametrici a sorgente aperta, in cui la forma e la produzione sono pensate per essere adattative ai materiali in ingresso.
Come funziona? Si entra nel sito web, si caricano i materiali di scarto, si scelgono i progetti compatibili, poi si va nel laboratorio e si produce.
6. Integrazione e ambiente
In un momento delicato e complesso come quello che stiamo vivendo a livello globale, non possiamo non riconoscere il valore e l’urgenza del “lavorare” sui temi ambientali e quelli dell’empowerment delle persone, che devono essere considerati come risorse indispensabili per il nostro futuro collettivo. Sono molti gli inoccupati o i disoccupati, giovani e non, che in Italia stanno cercando un’alternativa ai “classici” lavori, oppure che si stanno riconvertendo dopo un licenziamento o la chiusura di un’attività; questo è un dato importante che non vogliamo né possiamo sottovalutare.
Proprio per il suo approccio inclusivo, recentemente K_Alma ha ricevuto dall’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) un importante riconoscimento promosso anche da Confindustria con il patrocinio del Ministero del Lavoro. Si tratta del logo We Welcome che è stato assegnato al progetto che si è distinto nell’inserimento dei richiedenti asilo.
7. Chi siamo
7.1 Roma BPA
L’associazione culturale senza scopo di lucro Roma Best Practices Award – Mamma Roma e i suoi Figli Migliori organizza dal 2017 il Premio Roma BPA, che ha visto negli anni la partecipazione di oltre 450 associazioni romane, dal centro alla periferia. E’ il primo e unico concorso che riconosce, sostiene e mette in rete i migliori progetti per il recupero dei beni comuni della città, a sostegno della cultura, dell’integrazione, del buon vicinato e della formazione, promuovendo anche i concetti di economia circolare e di innovazione. Un circuito virtuoso che ha permesso in questi la realizzazione di più di 120 progetti concreti in città, creando sinergie tra le varie realtà. Tra i giurati che selezionano i progetti più meritevoli, Paco Lanciano, Lorenzo Tagliavanti, Rebecca Spitzmiller, Luca Barbarossa. Parallelamente al Premio Roma BPA, l’associazione organizza e partecipa a numerosi eventi in collaborazione con le associazioni del territorio di Roma e le Istituzioni locali e nazionali su vari temi e in particolare promuove iniziative sulla storia della città anche attraverso i linguaggi della cultura e della creatività, dell’arte classica e della street art, della musica e del teatro. Il premio e le iniziative offerte dall’associazione vengono sostenute dalle realtà imprenditoriali che si riconoscono nelle finalità del Roma BPA sia attraverso la fornitura di beni e servizi che attraverso contributi economici.
L’Associazione è stata patrocinata da: Fondazione Adriano Olivetti, Camera di Commercio di Roma, Regione Lazio, Roma Capitale, Municipio I, Municipio VIII, MIBACT, Roma Tre, Scuole di Roma, Lazio Innova, Luce Cinecittà, ARSIAL Lazio, ANACI, Istituto per il Credito Sportivo.
Media partner: ANSA, TgR Lazio, Telesia, Voicebook Radio, Radio Impegno, Leggo, Roma Today.
7.2 Falegnameria e Officina Sociale K_Alma
Dal 2017 è attivo a Roma, nel quartiere di Testaccio, un progetto di formazione informale e gratuita destinata a richiedenti asilo e italiani inoccupati e disoccupati. Grazie a mastri formatori falegnami, quasi 100 utenti hanno seguito o stanno seguendo i corsi informali in falegnameria con una metodologia di scambio di competenze circolari, di economia civile e circolare, con particolare attenzione ai diritti umani e ai diritti ambientali e alla teoria delle 4 R “riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero”. Un mestiere, quello del falegname, che sta lentamente scomparendo ma che invece è essenziale anche in una società 2.0 che continua ad “abitare” case in cui i mobili sono indispensabili tanto per il singolo individuo che per la “collettività” e la socializzazione. Viviamo in un periodo storico complesso dove un nuovo modello sociale e umano sta cercando di affermarsi, metre assistiamo al disgregarsi di un modello economico che ha evidentemente fallito dimostrando la sua inconsistenza e generando anche la necessità di ripensare stili di vita improntati sulle relazioni sociali, sul mutuo scambio, sulla collaborazione e sulla partecipazione. La Falegnameria ed Officina Sociale K_Alma è dunque un progetto social che, a partire dalla sua nascita, ha come obiettivo primario l’integrazione, la conoscenza, l’inclusione. Ma anche il “ridare vita” a quel sentimento che è la speranza, la fiducia, il desiderio di cambiare e formare il proprio, nuovo, corso della vita. Il progetto di Falegnameria ha in corso collaborazioni anche con il Dipartimento di Architettura di Roma 3 e con l’Accademia di Belle Arti, tutte realtà inserite nel contesto urbano dell’Ex Mattatoio di Roma, dove è presente anche lo spazio del MACRO Pelanda e dove è possibile fruire di spazi espositivi, studio e formazione.
Le attività si sostengono anche grazie a lavori e commissioni per privati edistituzioni pubbliche come musei, teatri, scuole, festival di carattere locale, nazionale e internazionale.
Nel 2019 l’associazione è stata ospite e ha realizzato un workshop a Porto in Portogallo durante la prima Biennale di Design. Ha lavorato per il Roma Europa Festival Kids, per il Teatro di Roma e per il Teatro India, per il Museo delle Civiltà e del Lavoro Luigi Pigorini, per scuole, biblioteche, condomini sociali e associazioni di quartiere.
Nel 2020 K_Alma è stata certificata come Falegnameria Etica da FSC Forest Stewardship Council e si è conquistata il logo WE WELCOME da parte di UNCHR per il progetto WORKING FOR REFUGEES.
7.3 GE.VE.SAN S.r.l.
Gestioni Verdi Sanità S.r.l. è una società giovane nata nel 2018 dall’esperienza e dal know-how dei soci che da generazioni operano con maestria nel settore delle manutenzioni del verde pubblico e privato.
Il campo d’azione in cui Ge.Ve.San S.r.l. svolge quotidianamente il proprio operato comprende attività quali sfalcio delle aree verdi, bonifiche, potatura di alberi, anche di alto fusto, con PLE o in tree- climbing, messa a dimora di piante, realizzazione e manutenzione di impianti di irrigazione, fornitura e manutenzioni di arredi. Tutto questo con ineccepibile professionalità e nella massima cura e rispetto dell’ecosistema. Da poco più di 2 anni si occupa della manutenzione ordinaria e straordinaria del verde del Parco di Santa Maria della Pietà e di tutti i presidi di competenza della ASL Roma 1.
Il parco, ex manicomio provinciale, sta vivendo una nuova fase di ristrutturazione per consentirne un uso civico come parco pubblico. Ha una superficie di circa 250.000 mq e all’interno vi sono circa 2.300 alberature. Purtroppo, alcune di esse sono state abbattute per motivi di sicurezza. Visto la sua sensibilità ecologica, Ge.Ve.San. S.r.l., ha colto l’occasione per avviare un percorso di riutilizzo del legname.
- Università Roma 3 – Dipartimento di Architettura
L’Università Roma Tre, attraverso il Dipartimento di Architettura, seguirà la parte formativa con il Corso di Tecniche Parametriche di Progettazione che sarà aperto sia agli studenti universitari che ai migranti e agli italiani inoccupati che partecipano alle attività della Falegnameria Sociale K_Alma. Verrà inoltre ideata una linea di prodotti URBAN RE-TREE interamente realizzata con legno urbano lavorato artigianalmente dai ragazzi coinvolti nel progetto.
Il Corso, in collaborazione con il Laboratorio Modelli e Prototipi, ha iniziato una sperimentazione sui processi di produzione dal basso con macchine a controllo numerico in cui progetti a sorgente aperta sono concepiti per la produzione nella rete diffusa di Fab-Lab, Makerspace e laboratori locali con tecnologie digitali di fabbricazione. La ricerca, denominata “Parco Open Source”, sperimenta un nuovo rapporto tra progetto, produzione e uso dei componenti per lo spazio pubblico, che tornano a essere attività diffuse e condivise, nonostante e anzi in forza delle tecnologie digitali e si innesta sull’idea che la trasformazione dello spazio della città non possa che fondarsi su quella dei corpi di chi la attua.
Nelle ricerche condotte i Laboratori coinvolti sperimentano il proprio ruolo come “centri di produzione locale” estendosi allo “upcycling”, vale a dire il recupero e l’uso diretto di materiali introducendo un anello intermedio prima dello smaltimento. Si evita così che materiali riusabili diventino rifiuti lavorando sia con il legno, materiale sino ad ora privilegiato, che con il cartone.
- Rete Scuole Green
La Rete Scuole Green nasce dalla riflessione di tre istituti romani, il Liceo Orazio, il Liceo Socrate e l’IC L. Fontana.
A partire dalle reti provinciali è stato creato un reticolo che comprende attualmente 67 province e circa 800 scuole in grado di comunicare tra loro e condividere progetti, eventi, sperimentazioni. Nella provincia di Roma conta 40 istituti di primo e secondo grado.
Tutte le istituzioni scolastiche che aderiscono alla Rete Green si impegnano ad approfondire i temi dell’ambiente, del cambiamento climatico e dell’educazione alla sostenibilità, promuovendo progetti di educazione ambientale e buone pratiche da sperimentare nel contesto scolastico.
Conoscenza, consapevolezza e partecipazione, la più ampia possibile, sono la miglior garanzia per arginare e, possibilmente, invertire il progressivo depauperamento delle risorse ambientali e il cambiamento climatico, attraverso la pressione democratica sulle istituzioni delegate alle scelte politiche e attraverso l’adozione individuale e di gruppo di comportamenti coerenti con la difesa del bene comune per eccellenza, l’ecosistema.
L’importanza del lavoro della rete è stata riconosciuta dall’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) di cui fa parte come aderente.
Nell’ambito del progetto la rete si impegna a diffondere sul territorio cittadino ed eventualmente nazionale obiettivi e finalità, ospitando gli attori coinvolti nel progetto e promuovendone le azioni a livello locale.
https://www.retescuolegreen.it
AISEC