IL PROGETTO URBAN RETREE

Il progetto Urban Re-Tree nasce da una sperimentazione operativa: la costituzione, da parte di Roma BPA – Mamma Roma e i suoi Figli Migliori,  di una rete di designer, artigiani, professionisti che ruota intorno a due Laboratori che oggi verrebbero definiti “Living Lab”: luoghi di attività costante, caratterizzati da forte socialità e partecipazione.

Gli attori si organizzano, per dimostrare sperimentalmente, la possibilità effettiva di realizzare una filiera urbana. Un percorso  che ha come obiettivo la trasformazione di quei materiali, oggi considerati di scarto, provenienti dalla manutenzione del verde e dal “primo smaltimento” degli imballaggi di cartone. 

I Laboratori vengono testati come potenziali centri di “upcycling”, vale a dire come luoghi di raccolta del legno e del cartone, in cui si attua il passaggio dal semplice conferimento per il futuro smaltimento (re-cycling), alla loro lavorazione diretta (up-cycling, appunto).

A questo passaggio contribuiscono, in diverse fasi, il Laboratorio di Ge.Ve.San, che dalla manutenzione del verde ricava quei tronchi che saranno lavorati per  estrarne lastre direttamente utilizzabili. Successivamente saranno presi in carico dai due Laboratori residenti nell’ex-Mattatoio di Testaccio, la

Falegnameria sociale K_Alma e il Laboratorio Modelli e Prototipi del Dipartimento di Architettura di Roma Tre.

 

A fare da cerniera al sistema è il progetto: una “design community” nata nell’ambito del Corso di tecniche parametriche di progettazione del Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre.  Alla base, una modalità digitalizzata di integrazione, nei progetti, delle istruzioni operative di produzione, che sono vincolate a una tecnica e a una matrice formale ben precise. Si tratta del montaggio con incastro a secco (anche detto “press-fit) di lastre planari tagliate al laser o fresate da matrici digitali direttamente collegate ai modelli 3D dei progetti.



Immediatamente dopo la raccolta, il primo passaggio necessario al processo è la digitalizzazione delle sorgenti. I materiali, prima considerati da scarto, vengono, non solo salvati, ma puliti, misurati, acquisiti, resi materia prima diretta  per un nuovo processo. I prodotti che ne risultano hanno l’ambizione di generare una “nuova prima vita”, più complessa e significativa, perché inclusiva di una storia, e quindi di una stratificazione di senso.

 

Urban Re-Tree è un progetto di riscatto, che conduce anche a un’inversione di sguardo: alla fine del ciclo si rivela un potenziale estetico e sociale allo stesso tempo. E forse, per questo, profondamente contemporaneo. 

Qui di seguito i suoi passaggi operativi.

Primo passaggio

Raccolta o conferimento

 

Il primo passaggio del processo è il reperimento del materiale in ingresso: basta passeggiare per le nostre città per notare quasi ovunque grandi imballaggi spesso ancora puliti, appoggiati a lato dei cassonetti, oppure tronchi freschi di taglio dopo le manutenzioni arboree. Scene la cui percezione è cambiata nettamente per chi ha iniziato a partecipare al progetto: da immagini di spreco sono diventate segno di preziose sorgenti disponibili! Il cartone, che sembrava infinito, non appena è cresciuto il numero di progetti, è iniziato a scarseggiare. Urban Re-Tree ha iniziato a “smaltire” sempre di più e a diventare famelico di risorse!

In attesa di una auspicabile nuova normativa che regolarizzi l’utilizzo di questi “scarti”, la raccolta è avvenuta, non dalla strada, ma da donazioni di partner, negozianti e privati, che ce li hanno donati prima dello smaltimento.  

Secondo passaggio

Riconoscimento e preparazione



Il secondo passaggio, forse per certi versi il più interessante del processo dal punto di vista della filiera, è quello del riconoscimento, della preparazione e della digitalizzazione delle sorgenti, in funzione della successiva lavorazione a controllo numerico. 

 

Nel Laboratorio universitario si è costituito un registro digitale: un foglio excel di “ingresso” in cui ogni lastra viene ricavata dalle scatole, numerata e misurata, rendendo quindi ai progettisti una esatta misura della disponibilità di metri quadrati e di spessori di cartone e legno usabili.


Uno script automatizzato ha poi tradotto la semplice lista in disegno digitale usabile: le lastre sono diventate rettangoli e forme digitali in cui inserire i pezzi del progetti, in una virtualizzazione del processo.

L’intero processo, pur oggi condotto in modalità parzialmente manuale, è stato eseguito con rigore ed è quindi facilmente automatizzabile, sia con tecniche di riconoscimento da filiera (ad esempio QR Code con le misure degli imballaggi sulle scatole stesse) che visuali (video recognition), sfruttando anche tecniche come il machine learning e l’intelligenza artificiale, per arrivare ad avere un veloce

processing dei materiali in ingresso, non più per smaltirli ma per riusarli.  


Ogni centro di raccolta può avere dietro di sé un database dei materiali che ospita, dinamicamente aggiornato, a disposizione delle comunità di progettisti dell’upcycling. La piattaforma digitale di Urban Re-Tree, nelle future versioni, mira ad anticipare questa dinamica e, di nuovo, a mostrarne il potenziale: il sito permetterà di caricare scatole e misure di pezzi disponibili, da inserire nel processo, e da cui poi “estrarre progetti” potenzialmente producibili

Terzo Passaggio

L’inserimento dei progetti

 

Il passaggio successivo è quello interamente virtuale: i progetti concepiti, sono espressi interamente in digitale mediante modelli 3D, modalità tipica del design industriale, e in questo caso specifico sono già modellati simulando la ripartizione in pezzi planari, prevedendo le asole e i tagli per il mutuo incastro a secco secondo la tecnica definita “press-fit”.

 

Per ogni progetto, dunque, è possibile sapere numero e dimensione delle parti planari che servono a comporlo, siano esse   di legno o cartone, secondo le specificità del progetto, individuando inoltre la disponibilità dei materiali in ingresso, senza compromettere ovviamente le prestazioni strutturali.

 

La tecnica di ripartizione dei pezzi nelle lastre, che mira a ottimizzare lo spazio e quindi il materiale usato, è detta “Nesting” (nidificazione): ne risultano dei disegni bellissimi che sono in molti casi stati usati essi stessi come parte dei progetti, proprio in virtù della loro alta qualità estetica: ogni parte del processo è stata indagata nel proprio potenziale progettuale.

 

I progetti digitali sono stati concepiti con logica parametrica, vale a dire con una insita variabilità delle misure che li compongono: questo permette loroi di adattarsi alla variabilità dei materiali disponibili (ad esempio di adattare le asolature agli spessori del cartone che si rivela disponibile) ma anche, meno tecnicamente, di adattare la propria forma a diversi modelli: in ogni progetto è insita una serie le cui varianti possono essere di tipo ergonomico (adattando ad esempio le sedute alle misure del corpo di ogni persona) oppure estetico (varianti formali) oppure la combinazione delle due cose.  Si tratta, dunque, di potenziali serie “di pezzi unici”. 

 

Anche ove fossero uguali dal punto di vista geometrico, del resto, a garantirne l’unicità ci sarebbe il materiale: dietro ogni mobile, ogni struttura, c’è la storia dei pezzi che lo compongono, che con i propri colori sempre diversi ne anima la forma e vi aggiunge un livello di complessità e stratificazione storica.

Quarto Passaggio

Il taglio

 

Il passaggio successivo è quello invece integralmente materiale: il disegno digitale è trasferito dai file direttamente al taglio nelle macchine a controllo numerico del laboratorio: una macchina a taglio laser e una fresatrice lavorano le lastre e ne ricavano i pezzi, con velocità proporzionale agli spessori e alle dimensioni in gioco.

 

Il Laboratorio in queste fasi acquista le sembianze di una sartoria: le lastre tagliate escono dalla macchina simili ai cartamodelli di sartoria, gli studenti e gli operatori del laboratorio sono intenti su di essi muniti di taglierino su grandi tavoli di lavoro. 

 

Si ha dunque la fase di estrazione dei pezzi con una nuova scoperta estetica: quella dei fogli “negativo” del taglio, bellissime reminescenze dei positivo-negativo di muraniana memoria, spesso reincorporate nei lavori stessi. 

 

Quinto  passaggio

Estrazione e Assemblaggio

 

Il quinto passaggio è quello dell’ estrazione dei pezzi spesso numerati dagli stessi progettisti per facilitarne il montaggio. Ciò avviene grazie alla produzione di tavole di istruzioni in tutto simili a quelle fornite dai grandi marchi di arredamento, per procedere al loro assemblaggio. 

 

Il lavoro è fatto interamente a secco, niente colle né giunzioni metalliche, si tratta di un’ impostazione data sin dall’inizio del corso universitario. Questa scelta è stata fatta per lavorare una “solidità di forma” data dal plurimo e reciproco incastro, che si è dimostrata molto efficace, sia didatticamente, che nel successivo uso a soluzioni ottimizzate (in gran parte aumentando il numero di incastri e la profondità delle asole. 



Sesto (e ultimo) passaggio

Ritira e usa! (vicino) 



L’ultimo passaggio del processo è nella vita quotidiana: nelle case, in strada, in spazi condivisi. Con un’idea, però, di prossimità: i progetti legati a una produzione locale (o a un montaggio differito) sono fatti per andare poco lontano: si innesca un rapporto quasi intimo con i proprietari, spesso fornitori di sorgenti o assemblatori.

Questi progetti sono spesso amati dai bambini, ed è lo spirito del loro rapporto sincero e aperto con i proprio giocattoli che ci ispira, lo stesso Picasso ne ha rincorso a lungo lo stile. 

 

Ogni prodotto ha un nome speciale che ne ricorda le origini.

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